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Aggiornato il: 14 Marzo 2023

Cercatori d'erba

Cercatori d'erba - Roccabruna

Palazzo Roccabruna: 12 - 29 ottobre 2022 | lun-ven: 8.30-12; 14-17; gio-ven: 8.30-12; 14-20; sab: 17-20 (ingresso libero)
Inaugurazione 15 ottobre, ore 10.00

Una mostra fotografica che attraverso un viaggio di 90 giorni racconta la vita di 15 malghe trentine.
Un insieme di emozioni e istantanee di vita vissuta che mostrano la realtà dell’alpeggio, per lasciare
una memoria storica di cosa è oggi la malga.

A cura di Francesco Gubert, Marco Simonini e Amina Pedrinolla

Non c’è spazio per forme retoriche né per la nostalgia in questa rassegna fotografica di Amina, Marco e Francesco. Vivere nel tempo presente è cosa ben diversa dal vivere in un luogo dove “il tempo si è fermato” come ci raccontano tanta narrativa alla moda e un certo marketing turistico. Significa vivere un tempo   non addomesticato dove la necessità e i limiti di un ambiente severo si incontrano e si confrontano con la libertà del pastore e del malghese. Ma significa anche misurarsi con le regole per una corretta gestione di spazi che necessitano di una manutenzione continua e con le possibilità umane di governare con impegno, tecnica, saggezza e lungimiranza il difficile rapporto fra natura ed economia. Vivere e lavorare al di qua della soglia e nel pieno rispetto di quanto il pascolo può effettivamente dare alla mandria e alla comunità umana è una lezione che fa dell’alpeggio un punto fondamentale per comprendere le sfide del nostro tempo in un mondo senza più limiti, dove la crescita fine a sé stessa sembra essere diventata l’unica religione. Cercatori d’erba racconta quindici storie di donne e di uomini in quindici malghe diverse fatte di suoli, pascoli, paesaggi, microclimi, caratteri e temperamenti altrettanto diversi. Perché la malga è anche e soprattutto questo: un luogo che esprime una diversità fisica e umana che modella la vera identità dei suoi prodotti. I tre piani narrativi del libro offrono ai lettori la possibilità di scorgere nell’alpeggio non tanto il significato di una lezione frontale dall’alto verso il basso, ma un laboratorio creativo e una testimonianza attiva per ricercare, anche in altri luoghi e in altri tempi, un rapporto alternativo, equilibrato e quindi sostenibile con l’ambiente. Una sfida antica ma fondamentalmente attuale, per non dire ipermoderna se consideriamo lo stato di salute del pianeta e delle Alpi in particolare. Queste “malghe da formaggio” raccontano il tempo presente in un mondo dove “ogni singola parte esiste solo in funzione del tutto” e dove “ogni cosa parla d’amore”. Un luogo dove il lavoro, i sentimenti, le passioni, la fatica, i sapori e gli odori diventano la stessa cosa e assumono un significato e un orizzonte armonico e circolare, per usare un termine oggi utilizzato per indicare un modello di sviluppo dove anche i rifiuti diventano davvero delle risorse. Nel sovrapporsi e intrecciarsi di immagini e tratti pittorici, la narrazione assume infine la luminosità di un tempo primordiale dove ritroviamo le sfumature dell’archetipo e di quell’inconscio collettivo che vede nella malga il simbolo di una comunità che si univa per affrontare insieme le sfide della sopravvivenza in quota. Di questa impronta originaria rimangono oggi in Trentino diverse testimonianze con decine di società di alpeggio, centinaia fra pastori, malghesi e casari che operano in 460 strutture censite, un centinaio delle quali impegnate nella lavorazione del latte in prodotti d’alta qualità. Un patrimonio fondamentale per il futuro di questa terra e per la capacità di autogoverno che saprà esprimere nei prossimi anni. Alla nostra generazione spetta il compito di preservare questi ambienti dall’omologazione e dalla speculazione incipienti sapendo, come scrive Francesco Gubert, che «la malga avrà futuro solo se sarà capace di raccontarsi». (dall'introduzione di Walter Nicoletti)

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