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Aggiornato il: 28 Aprile 2022

Vini di territorio

Vini di territorio - Roccabruna

La vite in Trentino trova da secoli un ambiente ideale dove svilupparsi, grazie anche alla varietà dei climi e dei suoli. Molti vitigni internazionali (Cabernet, Merlot, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero, Chardonnay, Sauvignon etc.) qui danno il meglio di sè grazie all'opera attenta di viticoltori ed enologi contribuendo a rafforzare l'immagine di un territorio vocato alla produzione di vini di qualità. Tuttavia il Trentino ha una tradizione in capo viticolo che affonda le sue radici in alcuni vitigni particolari che sono specifici di questa zone e qui si esprimono al meglio delle proprie possibilità. Tre sono, infatti, sono i vitigni autoctoni del territorio: il Nosiola, il Marzemino e il Teroldego rotaliano. Ma sulle pendici delle montagne e delle colline che si affacciano sulle valli trentine, hanno trovato un habitat ideale anche il Müller Thurgau (uva a bacca bianca) e, fra i vitigni internazionali, lo Chardonnay, il cui successo è connesso con la produzione delle bollicine classiche Trentodoc.

Se vuoi scoprire le zone di produzione dei vitigni trentini consulta le mappe interattive messe a disposizione dalla Camera di Commercio di Trento (ufficio Organismo di controllo) ai seguenti link: delimitazioni delle DOC e IGT provinciali - Ubicazione delle varità di vite

I vini della tradizione

Trentodoc:
leggero come il volo di un aliante, seducente come una melodia, armonico come il contrasto delle meravigliose Dolomiti. Tutto questo è Trentodoc, bollicine di montagna, metodo classico che nascono in Trentino e diventano - irresistibili e briose - ambasciatrici ovunque di qualità e raffinatezza. Protagoniste delle occasioni di festa le bollicine trentine, nelle varianti brut, riserva e rosé, sono divenute il simbolo – grazie al marchio Trentodoc che valorizza la denominazione di origine “Trento”- dell’impegno collettivo di un numero sempre maggiore di cantine per la valorizzazione della miglior tradizione vitivinicola locale, ovvero quella spumantistica. Le montagne con il clima alpino e il Lago di Garda con le sue miti temperature, fra laghi, castelli ed antichi palazzi, sono i custodi del segreto per cui da un territorio così variegato, il Trentino, si ricava un metodo classico che è oggi un vanto del made in Italy in Italia e nel mondo. Padre nobile delle bollicine trentine fu, agli inizi del Novecento, Giulio Ferrari, un nome che ancor oggi è nel campo del vino sinonimo di eccellenza ed esclusività. Dal colore cristallino, giallo paglierino con riflessi dorati, perlage fitto, fine e persistente, il Trentodoc presenta un profumo variegato con fragranze fruttate, opulente e floreali, toni di pane appena sfornato, lievito, pasticceria, vaniglia, ma anche albicocca, pesca, frutta esotica (soprattutto nelle riserve più longeve, oltre i dieci anni), vagamente speziate, nonché altre infinite sensazioni: nocciole tostate, aromi che spaziano dalla freschezza dei sentori di mela golden al cioccolato bianco. Al gusto è secco, fresco, pieno nell'impatto, si espande con ampia opulenza, rotondo nella struttura, equilibrato nell'inconfondibile bilanciamento dolce/acidulo, sapido, con sensazioni che richiamano le note fruttate giunte alle narici, per poi ritornare sul palato ricco, fine, profondo, suadente in tutta la sua lunga ed elegante persistenza finale. Ideale a tutto pasto. Temperatura di servizio: mai ghiacciato, al meglio fra 8° e 12° C, ma le riserve più importanti ammettono anche qualche grado in più.

Trentino Doc Nosiola: la Nosiola è un'uva bianca che beneficia del clima mediterraneo dell'area a Nord del Lago di Garda e dell'influsso dell'Ora, il vento che spira dal Lago verso l'entroterra, oltreché del clima temperato delle colline di Lavis. È un vino così legato al Trentino da essere al centro di una gioiosa disputa campanilistica sul genere che mai troverà soluzione per la passione con cui ogni territorio difende la propria posizione. Il vino e il vitigno, infatti, sono indicati con l'appellativo declinato al femminile (la Nosiola) in Valle dei Laghi, splendida conca disseminata di otto meravigliosi laghi alpini, incastonati fra Trento, la Valle del Sarca, le Dolomiti di Brenta e il Garda, con l'appellativo maschile sulle colline di Lavis, verso la Valle di Cembra. Tra le aree dove questa varietà si esprime al meglio vi sono la Valle dei Laghi e la conca di Toblino, dove la Nosiola è vinificata anzitutto come vino bianco secco, ma pure, dopo lungo appassimento, come Vino Santo. Il vino è di colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Si distingue per i profumi delicati con leggere sfumature di fiori bianchi e frutta acerba. Al gusto è secco piacevolmente fresco, fruttato ed armonico con retrogusto leggermente ammandorlato. Ottimo come aperitivo, gradevole con piatti di pesce lacustre quali il persico impanato o la trota al vapore, salumi non affumicati, i fiori di zucca impanati o zucchine. Temperatura di servizio 10°- 12°C.

Trentino Doc Müller Thurgau: nasce tra il 1882 e il 1891 a Geisenheim dall’incrocio di Riesling renano e Madaleine Royal per opera del prof. Hermann Müller. In Trentino viene coltivato in tutte le zone vocate  alla viticoltura; particolarmente importante è la coltivazione della Val di Cembra, dove ha trovato il suo habitat ideale. Dalla vinificazione delle uve Müller Thurgau si ottiene un vino bianco di colore giallo paglierino con riflessi tendenti al verde, che presenta una componente aromatica molto evidente, con sentori di salvia e mela verde, e un gusto secco, leggero e gradevolmente acidulo.
Il Trentino D.O.C. Müller Thurgau è ottimo servito ad una temperatura di 10 - 12 °C , sia come aperitivo, che  accostato a piatti tipici della gastronomia di montagna o a primi piatti con salse a base di molluschi e pesce cotto alla brace.

Trentino Doc Marzemino: di origini asiatiche, come documentano antichi registri commerciali rinvenuti a Cipro, giunse in Trentino dalla costa dalmata grazie ai traffici della Repubblica di Venezia. Celebre per l’omaggio resogli da Mozart nel Don Giovanni (“… versa il vino, l’eccellente Marzemino”) che lo assaggiò durante il suo soggiorno a Rovereto presso i conti Lodron, il Marzemino trova nei territori della Vallagarina, nei suggestivi agglomerati rurali intorno a Rovereto ed, in particolare, nella zona di Isera e dei Ziresi il suo habitat perfetto. Non a caso qui nasce il Trentino D.O.C. Superiore Marzemino, un vino che risponde a standard qualitativi ancora superiori. Di colore rosso rubino, scuro con tonalità violacee, presenta aromi e fragranze di frutti di bosco con sfumature floreali di viola mammola, frammisti a note leggermente speziate e vagamente balsamiche. Definito per antonomasia “gentile”, si presta benissimo ad accompagnare carni bianche e rosse. È insuperabile con polenta e funghi, con gli arrosti e con i formaggi nostrani ben stagionati. Temperatura di servizio 16°-18° C.

Teroldego rotaliano Doc: vino principe del Trentino, la sua presenza è documentata nella Piana rotaliana fin dal 1.300, anche se ci sono testimonianze che risalgono già al 200 d. C. Il Concilio di Trento (1545-1563) fu la prima occasione in cui questo vino rosso fermo acquisì fama internazionale. Michelangelo Mariani - storico del Concilio - lo cita nelle sue cronache (1673). Prima denominazione di origine varietale riconosciuta in Trentino con l'appellativo “rotaliano” (1971) è un vanto indiscusso per il comparto vitivinicolo locale. La tradizione racconta che la vite 'Terodol', citata in antichi manoscritti, sia giunta in Trentino in un passato immemorabile assieme al gelso (pianta per secoli usata come sostegno della vite), portata da popolazioni migranti, attirate dal flusso delle acque impetuose dell'Adige e dalla fertilità delle terre del fondovalle. Qui in condizioni climatiche miti e favorevoli il vitigno trovò l'ambiente propizio per la sua diffusione e col tempo divenne una varietà autoctona del Trentino. Di colore rosso scuro, con riflessi granati, il Teroldego seduce con fragranze di frutta matura che richiamano la mora selvatica, il mirtillo e il lampone. Irresistibile nel gusto, forte, possente, quasi carnoso, e avvolgente nella struttura, solida e compatta, si abbina splendidamente ai prodotti tipici della gastronomia trentina: carni rosse, salumi e formaggi a lunga stagionatura. Temperatura di servizio 16° - 18° C se giovane.

Trentino Doc Vino Santo: prestigioso ed esclusivo passito prodotto in poche migliaia di bottiglie; nasce dalla Nosiola coltivata in Valle dei Laghi. Ne vengono selezionati solo i grappoli spargoli, ossia quelli con acini grossi e ben distanziati fra loro che devono essere sufficientemente maturi per garantire un elevato quantitativo di zucchero. Durante l'appassimento sui graticci (arèle) le uve vengono attaccate da una muffa nobile (la Botrytis) che ne asciuga gli acini facendo concentrare gli zuccheri. L'azione combinata del tempo, dell'aria e della Botrytis, provoca un calo di peso dell'uva, oscillante fra il 50% e l'80%. Dopo alcuni giorni dalla pigiatura, il mosto viene separato dalla parte torbida, decantato e travasato in piccole botti di rovere. Qui inizia la fermentazione naturale, che, per l'elevata concentrazione degli zuccheri, procede molto lentamente per più anni. Con un invecchiamento che dura un minimo di cinquanta mesi ma normalmente arriva ai dieci anni, la produzione annuale di Trentino DOC Vino Santo è generalmente molto ridotta. Presenta un colore giallo ambrato, un gusto piacevolmente dolce con una equilibrata gamma di sensazioni che si concludono con una nota vellutata, un profumo intenso ed ampio, di passito, di frutta sovramatura (dattero e fico secco). Considerato da sempre nella tradizione popolare come vino dalle proprietà terapeutiche (corroborante) è particolarmente indicato per accompagnare i dessert a base di mandorle e il tipico zelten. Insuperabile abbinato ai formaggi erborinati. Eccellente come vino da meditazione. Temperatura di servizio 12° C.

Bordolesi del Trentino: erano gli anni Sessanta. Il mondo era in fermento, in bilico tra il vecchio e il nuovo. In Trentino la viticoltura cominciava ad affrancarsi dalle antiche pratiche colturali e i vignaioli cominciavano a guardarsi intorno, a fare confronti, ad assaggiare i vini d’Oltralpe, a viaggiare. Fu allora che due pionieri della moderna enologia, Riccardo Zanetti, dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige e Leonello Letrari, all’epoca enologo della cantina Bossi Fedrigotti, intuirono la possibilità di schiudere nuove prospettive agli orizzonti ancora angusti del vino locale. Nacquero così - a distanza di poco l’uno dall’altro - i primi bordolesi non solo trentini, ma anche italiani: il Castel San Michele dell’Istituto agrario e il Fojaneghe di Bossi Fedrigotti, due rossi di grande carattere, prodotti con un taglio di Merlot e Cabernet secondo l’uso di Bordeaux. Fu l’inizio di una nuova epoca per la vitivinicoltura trentina. Il Fojaneghe fu un successo nazionale ed internazionale tanto che, preceduto dalla sua fama, fu venduto anche in Australia. Oggi quei vini sono ancora in commercio e tengono viva una tradizione di successo che può vantare molti altri rappresentanti. Col tempo i bordolesi trentini hanno saputo rinnovarsi, evolvendo insieme al gusto dei consumatori: non più solo Cabernet e Merlot, ma anche Teroldego e Lagrein in quantità adeguate a dare al vino un’anima più trentina, una nota di terroir per un’espressione enologica dall’identità ancor più riconoscibile. Molti bordolesi del Trentino possono fregiarsi della Doc Trentino rosso.

Grappa: da sempre, clima e territorio rendono la terra trentina particolarmente vocata alla produzione della vite. Il felice intreccio tra l’ambiente e la sapiente mano dell’uomo permette al Trentino di produrre grandi vini, ma non solo. Perché esiste un prodotto che più di ogni altro si può dire sinonimo di purezza, integrità e di identità del territorio: la grappa. Oggi su 130 distillerie presenti in Italia, oltre 30 sono trentine. Tuttavia la loro produzione rappresenta solo l’8% di quella nazionale, a dimostrazione di come sia la qualità il criterio seguito nella scelta e nella distillazione delle vinacce. Pregiate, ma soprattutto freschissime. Accompagnate all’alambicco non appena abbiano esaurito la loro funzione primaria: l’ottenimento del mosto. La grande varietà di uve permette una differenziazione del prodotto, tanto che spesso in Trentino la grappa prende il nome del vitigno da cui le vinacce nascono. Il tutto nel rispetto quasi religioso della tradizione, della storia e della cultura dei luoghi. Oggi la grappa trentina prodotta con vinacce locali può fregiarsi del marchio Trentino Grappa, garanzia di qualità e di origine.

 

 

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